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giovedì 30 settembre 2010

Ultimo lunghissimo...e dintorni

Domenica scorsa ultimo lunghissimo, 38K alla media finale di 4:42, se sia giusto o sbagliato non lo so, ma questo è quello che sentivo di fare, partito a 4:50 ho poi cercato di andare in progressione, provando anche i ristori (fontanelle) come in gara, la giornata era perfetta leggera brezza, cielo terso e sole tiepido, il solito percorso con leggeri saliscendi , una sana meditazione guastata al 37° da un idiota che ha praticamente sbarrato la strada con l'auto, 38° a 4:28 per un tempo finale di 2:58:47...tutto questo per gli amanti delle cifre; per gli amanti della corsa invece parlerò di tre ore magnifiche in compagnie di me stesso passate ad abbandonare sulla ciclabile sudore fatica e cattivi pensieri, tenendo per me solo il meglio delle sensazioni indotte dalle endorfine, di più non posso dire perchè, come ogni maratoneta sa, ciò che si pensa durante i lunghi è coperto dal segreto di stato.

giovedì 4 maggio 2017

4^ Rimini Marathon: 60K e più.

Parco Alcide Cervi, Rimini
Un piccolo ingorgo nel programma di allenamento, con due lunghi domenicali prescritti, e la irrinunciabile 50 Km di Romagna che la "inter gravissimas" fissa impietosamente di martedì, a cinque giorni da quello che sarebbe dovuto essere l'ultimo lungo prima del Passatore. Ormai autoproclamatomi  maestro del sudoku podistico, estendo a nove giorni la settimana precedente la trasferta a Castel Bolognese, inserendo poi dei lenti rigeneranti post 50K, sempre seguiti da allunghi, per cercare di tenere vigile la gamba. Tutto questo per riuscire a correre l'ultimo lungo di sessanta chilometri già programmato come propaggine della Maratona di Rimini, in modo non infliggermi svariate ore di bituminosa solitudine. Lo stratagemma sembra funzionare, l' ultima ora di corsa del venerdì dimostra che le gambe hanno totalmente metabolizzato la bella gara tra i colli, e nella breve propiziatoria sgambata del sabato il tutto viene confermato.
Rimini ci accoglie con la sua aria di festa già conosciuta nella scorsa edizione, musica  allegria e buon cibo fanno da contorno alla vigilia della fatica, mentre il pacco gara offre una  colorata sacca che riporta gli stessi sgargianti motivi delle infradito della scorsa edizione.
L'orario di partenza è più che comodo, ore nove e trenta, non sarà necessario svegliarsi all'alba per adempiere ai doveri tabellari.  Il programma prevede di percorrere circa venti chilometri prima della partenza, per poi unirmi alla marea umana e terminare l'allenamento in allegria.  Alle sei  e trenta sono già adrenalinicamente sveglio, colazione autogestita, preparo lo zainetto con il cambio per la gara, quasi sicuramente dovrò stare fermo qualche minuto in attesa del via della Maratona, e non voglio farlo con indumenti sudati. Due chilometri di riscaldamento sino al Pala Flaminio per depositare lo zaino, trovo una gentilissima volontaria che sentite le mie esigenze si offre di tenerlo a portata di mano, quindi scappo via. Giornata perfetta, aria ancora frizzante, inizio il mio circuito tra i vialetti dei parchi Olga Bondi e Alcide Cervi, a cavallo dei due, l'Arco di Augusto, la zona partenza, logistica perfetta, sensazioni ottime, andatura facile. Al quindicesimo chilometro mi dirigo verso il palazzetto, un'asciugata ed un cambio d'abito degno di Brachetti e via di nuovo di corsa, completo la distanza programmata esplorando le vie intorno alla griglia di partenza, nella quale entro mentre inizia il count down accompagnato dalla musica a palla, Si parte, cerco di tenere un passo regolare, con la giusta dose di fatica, la strana sensazione di trovarmi al decimo di una Maratona concludendo la mia "mezza" odierna,  quest'anno gli organizzatori hanno avuto la bella idea di invertire il percorso riservandoci il  tratto sul lungomare per gli ultimi chilometri, procedo regolare, inizio la salita verso il bellissimo centro di Sant'Arcangelo di Romagna che attraversiamo in corrispondenza del mio cinquantesimo, da qui sento già il profumo del mare, Giola, Covignano, San Vito, il mio incontro con la Lady avviene qua,  ma non posso fermarmi, anzi, cerco di aumentare leggermente il passo, e finalmente Igea Marina, un vento abbastanza tirato dà sollievo e unito alla vista del mare e al sole spettacolare rende questo ultimo tratto estremamente dopante, Torre Pedrera, Viserbella,  Viserba,  Rivabella, sino al
cinquantaseiesimo immersi nella brezza marina e nel caldo sostegno del pubblico che si fa più numeroso nei tratti salienti del centro di Rimini per poi raggiungere l'apoteosi verso l'Arco di Augusto, taglio il traguardo a 61.435 consapevole di aver fatto un bel lavoro, non solo oggi, ma a partire dalle sofferte UltraK Marathon e Maratona di Reggio Emilia dello scorso anno, passando per questo splendido 2017, oggi sono qui, esausto come da programma, a godermi il sole dell'area relax, insieme a tanti altri. Tra questi, uno sdraiato proprio al mio fianco attrae la mia attenzione per la felicità "superiore", iniziamo a parlare, mi dice che ha appena concluso la sua prima Maratona, mi complimento, continuiamo a chiacchierare, mi descrive i sacrifici fatti per riuscire ad effettuare una preparazione adeguata e rispettosa per la distanza, a dispetto di un lavoro impegnativo, e a sentirlo mi si illumina il volto, come ogni volta che vedo "nascere" un vero Maratoneta, perché, rubando le parole ad un amico "questa disciplina deve essere uno stile di vita, i sacrifici e la sofferenza la devi provare in allenamento, il giorno della gara deve essere una festa, comunque vada!" parole che come ho già scritto, condivido in pieno, e non mi stancherò mai di ribadire. Nel frattempo gli arrivi si susseguono, applaudire ed incitare chi arriva dopo è emozionante più che crogiolarsi nel proprio risultato, applaudire, cercare di leggere nei volti tante piccole storie,uguali e diverse tra loro, e poi gli "spingitori" gente con un cuore grande così, un gran bel finale, una gran bella giornata, grazie Rimini!
Tornando a me, che dire? Mancano ormai pochi giorni al Passatore, questo era l'ultimo lunghissimo, la stanchezza, non tanto quella odierna, ma quella totale, è tanta, anche nella mente, penso di essere sicuramente in una condizione migliore dello scorso anno in termini di esperienza su certe distanze, più che dal punto di vista fisico, queste settimane restanti saranno di rifinitura e mantenimento, poi ci sarà il nuovo incontro con Messer Pelloni, sempre a testa alta, con rispetto, ma a testa alta, spero di riuscire a scrivere qualche altra riga per importunarvi in queste settimane di Maggio che precedono il viaggio, nel frattempo, come sempre, buone corse!

sabato 26 novembre 2016

10^ Ultra K Marathon

In un periodo di posticipi e disdette oso  persino la disdetta della disdetta, così la Ultra K Marathon già rinviata per "forma non pervenuta" viene riciclata, per concessione del gentilissimo Prof. Chittolini e del suo team, in un lungo pro maratona di Reggio Emilia, perché, pur dubbioso sulla distanza  è decisamente meglio affrontare la fatica in compagnia di un pettorale e di una folla festante, piuttosto che sottoporsi ad un lunghissimo in solitaria nel solito cricetodromo di Parma.
Una gara presente nel cassetto dei desideri già da diversi anni, partenza da Salsomaggiore, poi su per i colli con delle belle pendenze in parte conosciute in passato grazie alla  Staffetta di Santa Lucia .
Clima di casa al ritiro pettorali, tanti amici vecchi e nuovi impegnati nelle formalità pre gara ma si trova il tempo di scambiare quattro chiacchiere, il meteo non è eccezionale ma saremo probabilmente graziati dalla pioggia, e viste le premesse è già una buona notizia.
Come al solito il tempo scorre veloce e dopo un breve riscaldamento lo sparo ci proietta tutti verso la parata in centro e la prima salita che lentamente farà scemare gli argomenti di conversazione tra i podisti, per riservare ossigeno all'attività prevalente. I primi chilometri sono abbastanza morbidi, con alternanza di salite e discese che fanno prendere confidenza con la fatica e con il paesaggio spettrale, si,  ma non in senso dispregiativo: partiti nell'aria grigia di "Salso" man mano che saliamo la nebbia avvolge morbidamente ogni cosa sino a farla quasi scomparire, con questa visione limitata ed i rumori dei passi dei compagni d'avventura che giungono ovattati mi viene spontaneo pensare al post sul "floating" pubblicato sul Blog di Stefano Ruzza, sembra infatti di galleggiare in questa atmosfera irreale di silenzio fatica e introspezione.
Un bel momento che dura per diversi chilometri, poi, almeno per me, finisce la sensazione di galleggiamento ed inizio impercettibilmente, per adesso, ad annaspare, niente panico ma la già più volte citata scarsa confidenza attuale con la salita, costringe la mente ad un super lavoro per tirare i fili delle "gambe marionette" e far sì che mi portino a destinazione.
Il premio arriva al culmine della fatica, quando sbuchiamo al di sopra della coltre di nebbia e un cielo azzurro ed un tiepido ma splendido sole ci regalano dei paesaggi stupendi con vividi colori quasi dimenticati, sotto, un mare bianchissimo nasconde le profondità del paesaggio.
Siamo ben oltre metà gara, un altro durissimo tratto in salita, spesso camminato, poi arriva lo scollinamento. Da qui in poi  una lunga discesa che mette a dura prova le mie povere consunte articolazioni, ma permette di riprendere fiato, affrontandola con criterio, il bel paesaggio delle colline ritorna nell'oblio, mentre i chilometri si fanno sentire, ma meno di come mi sarei aspettato, e soprattutto senza mai un crampo, sintomo di una carburazione  efficiente, pur in un veicolo obsoleto.
L'illusione di una lunga discesa "vittoriosa" verso Salsomaggiore va a infrangersi amaramente con una serie di "mangia e bevi" che nel finale che mettono a dura prova le energie residue, trovo sempre più persone in crisi, ma la meta è ormai vicina e tra un'invettiva e l'altra si conquista il centro abitato e da qui l'agognato gonfiabile, poco meno di cinque ore per un runner in disarmo, sono un risultato accettabile.
Un tracciato bellissimo da affrontare ben preparati, con un dislivello molto ben distribuito e sicuramente allenante, una gara che ho già definito "senza tanti fronzoli, ma con tutto ciò che serve per farsi amare da chi veramente ama la corsa" e la conferma arriva sia  dai sorrisi di chi trovo al traguardo già lavato pulito e profumato, sia da chi, mentre vado via da Salso, è ancora impegnato nell'ultimo tratto di percorso, e risponde con gioia agli incoraggiamenti, e tra questi estremi, io, a brindare con il mio bicchiere rigorosamente mezzo pieno.
Buone corse!
P.S. Grazie a Luca e Alessandra per avermi concesso l'uso delle bellissime foto.


lunedì 26 giugno 2017

La mia 100K del Passatore


E' passato quasi un mese, la bozza, scritta immediatamente dopo era adagiata nel limbo che precede la pubblicazione, e solo oggi ho trovato il tempo di rivederla.

Il titolo riprende quello riferito all'edizione del 2016, "La mia 48 K del Passatore" ma questa volta finirò a tre cifre. Portata a casa "di mestiere", non come avrei voluto ma l'ultimo degli obbiettivi quando la giornata va storta, purché non a discapito della salute, restava quello di onorarla sino in fondo.
Preparazione accurata e senza alcun fastidio fisico, viaggio a Firenze in total relax, un veloce saluto agli amici per poi isolarmi in "Zen mode" in attesa della partenza. Tutto perfetto, obiettivo ambizioso nel cuore e nella mente, mai dichiarato non per il timore di fallire ma solo per scarsa conoscenza della materia, conoscenza  limitata ad un ritiro nell'anno precedente. Under 10:30, questa era l'idea e le basi c'erano, ma come dissi prima della partenza "la condizione è necessaria, ma non sufficiente" in gare così serve la giornata perfetta.

Un bel sole che scalda il cuore ed il cranio, meteo ideale per me, Via dei Calzaiuoli pulsa di colori ed emozioni mentre lo start si fa sempre più vicino, una chiacchierata con i vicini di griglia, una foto con la mitica Denise Quinteri, un abbraccio a Mauro e lo sparo ci proietta tra i tesori di Firenze, il tifo è da delirio, il passo leggero, usciamo da Firenze ed affronto la salita di Fiesole con la massima prudenza, come consigliatomi, Scollino a Vetta le Croci, poi giù verso Borgo San Lorenzo, senza strafare, mi prendo persino il tempo di scambiare due battute con lo speaker che ci aspetta sotto il gonfiabile."tutto bene sino ad adesso" gli dico, e mai parole furono così infauste.
Si esce dal paese, applausi, getti d'acqua e grida d'incitazione, inizio ad affrontare la salita con molta tranquillità, le gambe non risentono del cambio di passo, il tifo continua, la gente sa che questo è il preludio ad una delle parti più dure del tracciato e cerca di caricarci al massimo, proseguo come da programma ma dopo qualche chilometro, intorno al trentottesimo,  ecco l'imprevedibile: il dolore giunge improvviso tanto da costringermi ad arrestarmi immediatamente, una fitta tra le scapole che toglie il respiro, mi piego in due, le mani sulle ginocchia,, mentre cerco di riprendere fiato, mille ipotesi e mille altrettanto ipotetiche soluzioni ingorgano la mente, ho i muscoli della schiena "tetanizzati".

I minuti scorrono, capisco immediatamente che in queste condizioni i "sogni di gloria" resteranno tali, ma è fuori discussione che questa vecchia carcassa, in un modo o nell'altro arriverà a Faenza sulle proprie gambe. E' mentre cerco di rimettermi "a piombo" che incontro lo sguardo di un compagno di viaggio, rallenta appena, poche parole per cercare  di portarmi dietro con sé, poche parole ma cariche di determinazione e sincera solidarietà, così le ho avvertite. Muovo qualche passo, si gira a verificare che gli stia dietro, riprendo, dapprima trascinandomi, poi con una parvenza di corsa, devo limitare il movimento delle braccia ma riesco a procedere dignitosamente, non devo essere un bello spettacolo, ma d'altronde la mia corsa ha sempre avuto un non so che di sfeniscidico.
A Ronta ci fermiamo al ristoro, scambiamo due parole, una pacca sulle spalle, lo ringrazio e nella mente fisso il suo numero di pettorale. Ripartiamo, lui al suo passo, io con in mente il prossimo obbiettivo: arrivare alla prima postazione massaggiatori.

I chilometri passano tra tormenti e gioie, impossibile non fare un confronto con lo scorso anno mentre attraverso Razzuolo, la visione dei gradini della chiesetta dove   mi fermai per poi salire alla Colla e prendere l'autobus è sufficiente a far affiorare un sorriso ed aumentare la determinazione, , irrompo  nella tenda medica : - c'è qualcuno in grado di rimettermi in piedi?- spiego il problema e due mani magiche iniziano a sciogliere il groviglio che porto sulle spalle, "numero di pettorale 804" scandisce  una volontaria annotandolo su un modulo,  "guardi che non intendo ritirarmi!" le dico con tono allarmato, lei mi guarda sorridendo "dobbiamo solo annotare gli interventi effettuati, con orario e pettorale", rispondo al sorriso "per un attimo avevo temuto un ko tecnico"
Ringrazio, saluto e riparto, la salita alla Colla mi mette il buonumore, rimane l'indolenzimento ma niente dolore, i tornanti passano veloci e l'arrivo al traguardo è da brividi, due piccole ali di folla agguerrita, tifo da stadio, vedo i pullman a bordo strada già pieni di ritirati, cambio maglia e giù in discesa, dopo qualche chilometro il fastidio riaffiora, cerco di  correre con leggerezza e programmo un'altra sessione di massaggi  a Marradi, ma nel frattempo si presenta un altro problema: lo stomaco si rifiuta di ricevere qualsivoglia alimento, viaggio con le riserve di bordo e approdo dolorante sul lettino dove due mani sante cercano di eliminare il tormento, questa volta è veramente  una dura lotta, ma alla fine il bene vince sul male, mi rialzo e riparto, brividi di freddo, non so se dovuti più alla forte escursione termica, da me non preventivata, o all'assenza di alimentazione, riprendo a carburare ad un passo decente ma so che non potrò continuare così senza integrare, ed infatti pur in assenza di crampi, il senso di vuoto energetico inizia ad assalire le gambe, poi il tentativo di reintegro "vintage" a base di the caldo, biscotti e limone pare funzionare, sarà l'unica cosa che mi sosterrà con alterne fortune sino alla fine, sprazzi di energia alternati a cali di potenza, come un motorino "a secco" che ogni tanto riesce a pescare delle gocce di carburante, ed in effetti nei momenti in cui riesco a pescare il carburante corro in maniera incredibilmente sciolta, tanto che mi viene il timore che qualcuno dei miei compagni di viaggio possa pensare che io appartenga alla nobile categoria dei "trasportati" vista l'apparente  incongruenza tra passo, chilometraggio e cronometro.

La parte finale è così, un susseguirsi di alti e bassi con la mente rivolta al gonfiabile, incontro  Marco, "l'uomo che sussurrava ai Crotali" sui sentieri della Western States, percorriamo un bel tratto insieme tra battute e incitamenti reciproci, poi i passi ci dividono, in queste condizioni si può solo seguire il proprio, inutile accelerare o rallentare, ritrovo Mauro, che credevo già oltre il gonfiabile, lo lascio andare, io sono ormai vuoto, sarebbe stato bello finirla insieme ma oggi è impossibile, nel frattempo davanti agli occhi e sotto i piedi sono passati gran parte dei chilometri che ci dividevano da Faenza, quando il conto alla rovescia scende sotto le due cifre è adrenalina pura, anche se sembrano non finire mai, percorro gli ultimi chilometri al fianco di una veterana alla sua quarta edizione, anche lei oggi non è stata benissimo, quattro chiacchiere fanno accorciare il lunghissimo rettilineo che ci conduce in Piazza del Popolo ed infine eccomi sotto il traguardo. Mi sdraio a terra, esausto, la volontaria mi chiede -tutto bene?- Mai stato meglio, rispondo, ripercorro mentalmente ad occhi chiusi le ultime dodici ore ed i lunghi mesi che le hanno precedute, respirando a pieni polmoni l'aria fresca di Faenza, poi riapro gli occhi, il cielo non è mai stato così bello.  Un successo? Un insuccesso? Sicuramente il secondo, visto le premesse e le intenzioni, ma gli insuccessi sono lezioni, e la mente è già rivolta alla prossima edizione, perché come scrissi lo scorso anno,  le incompiute non mi sono mai piaciute, ma questo non significa che io non sia comunque più che felice di averla portata a termine, perché arrivare sul traguardo in gare come queste è sempre e comunque un bel viaggio, e se si è viaggiatori nel vero senso del termine contano molto  altre cose oltre alla destinazione finale, per cui, dimenticato il crono restano i chilometri condivisi con gli occasionali parigamba, l'impegno di tutti i volontari, un impegno che dovrebbe far sentire in colpa chi si porta dietro "l'assistenza integrativa" assolutamente non necessaria, e  non ultimo il bell'esempio di "spirito trail" con il pettorale 1830, che ho voluto rintracciare per ringraziarlo ancora, a riprova che sono le persone, e non il genere di gare, a fare la differenza.

Voglio  aggiungere che grazie alla buona preparazione, la distanza non ha lasciato alcuno strascico, nessun fastidio, neanche minimo, aldilà della fisiologica stanchezza, ora desidero solo rilassarmi senza alcun programma che non sia quello di mantenere quanto acquisito in termini di forma e di fondo, il prossimo obbiettivo sarà quello di far tornare il sorriso alla  Lady 42,  e sarà dura, nel frattempo, buone corse, e scusate il ritardo!

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